venerdì 20 aprile 2007

Heinrich Schliemann (1)

Le civiltà dell’antico Egeo erano scomparse senza lasciare traccia e l’unico indizio, per gli ellenisti e gli amanti delle cose del passato, della preistoria della Grecia e dell’Egeo era legato ai racconti degli autori antichi, in particolare al racconto omerico. Perciò, grande è il merito di chi, per primo, è riuscito a dischiudere le porte di questo mondo misterioso e dimenticato.
L’artefice di quest’impresa si chiamava Heinrich Schliemann. Nato il 6 gennaio 1822 a Neubukow nel Mecklembourg-Schwerin, in Germania, Schliemann fu, sin dalla più tenera età, attratto dalle fiabe e dai racconti leggendari che riguardavano la sua regione, come, ad esempio, la storia della bella fanciulla che a mezzanotte usciva dalle profondità del vicino stagno con, nelle mani, una coppa d’oro; o ancora quella del cavaliere maledetto che avrebbe sepolto la sua unica figlia in una culla d’ora nascosta sotto un tumulo vicino alla casa degli Schliemann.
Per il Natale del 1829 il padre di Schliemann, un pastore protestante, offre in regalo al figliolo un libro che ha per titolo Storia Universale per bambini, di un certo Georg Ludwig Jerrer.
Su una delle tavole del libro si può ammirare una scena che colpisce il piccolo lettore. Vi si vede la città di Troia in fiamme presa d’assalto dai greci dopo dieci lunghi anni d’assedio. In piccolo Schliemann chiede al padre dove si trovi questa città favolosa e s’informa di quanto rimane dei suoi splendidi palazzi. Con un sorriso sulle labbra il padre risponde che si tratta di una leggenda inventata dai poeti e che Troia non è mai esistita. Il bambino è dispiaciuto e non vuole credere alle parole del padre. Con tono deciso risponde: “Non è vero! Un giorno io ritroverò i resti della città di Priamo”.
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Louis Godart, L'invenzione della scrittura. Dal Nilo alla Grecia

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