domenica 22 aprile 2007

Una svolta nella questione omerica: gli studi di Milman Parry

Una svolta decisiva: gli studi di Milman Parry


Per tutto il corso dell’Ottocento la questione omerica si mosse su questa linea, che presentava un limite evidente nella posizione del tutto marginale in cui essa relegava il problema dell’oralità. Wolf e i suoi successori – cui pure siamo debitori sul piano linguistico di moltissime osservazioni di grande acume – studiavano infatti i poemi omerici come se fossero stati il frutto di una composizione scritta, attribuendo alla scelta volontaria dei diversi “autori” che si nascondevano dietro al testo i fenomeni e gli esiti che si spiegano invece alla luce di una composizione orale.
Una svolta decisiva venne in questo senso dagli studi di Milmam Parry (1928). Parry riprese il metodo della “ricerca sul campo” inaugurato da Robert Wood nel Settecento: si recò in Iugoslavia per studiare le tecniche dei cantori locali, registrandone su nastro le performances, e per capire come si erano originati i poemi omerici cercò di calarsi in uno scenario antropologico che fosse vicino a quello antico. In effetti, il viaggio di Parry funzionò come una sorta di macchina del tempo: i cantori della penisola balcanica dei primi decenni dei 1900 vivevano in un mondo che aveva mantenuto tratti fortemente arcaici, e continuavano, come i loro antichi predecessori, a comporre e recitare in assenza di scrittura. Il risultato maggiore delle ricerche di Parry sta senza dubbio nelle sue osservazioni sulla formularità: la fissità di interi versi (i versi formulari) o di singole espressioni (in particolare, Parry studiò l’uso degli epiteti).
La questione omerica ha preso dopo Parry nuove direzioni. Da un lato si sono intensificati gli studi sulla tecnica formulare e sulle leggi che regolano la composizione orale (importante in questo campo l’opera di un discepolo di Parry, Albert Lord); dall’altro, si è iniziato sempre più a rivolgere l’attenzione all’Iliade e all’Odissea sul piano antropologico, come “libri di cultura” dei Greci. La nuova sfida della questione omerica non risiede più dunque nel cercare di dare un volto a Omero, cantore di cui restano nell’ombra tanto l’identità quanto l’effettivo apporto nella composizione dei poemi, ma piuttosto nello scoprire quello che la poesia omerica è in grado di rivelare sulla vita, i valori e le credenze degli antichi Greci.


D. Puliga, C. Pazzini, La memoria e la parola, Le Monnier


Un'immagine tratta dall'archivio fotografico di Albert Lord. Ingrandite e osserverete da vicino un moderno Omero.

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