mercoledì 23 maggio 2007

L'Eneide: il proemio

"Il valore fondamentale del primo verso è proprio nel preciso tono omerico che con esso s'imprime al poema: dei due versi iniziali dei poemi omerici evidentiemente quello che più si avvicina è il v. 1 dell'Odissea: àndra moi énnepe, Mousa, polùtropon; allo àndra omerico corrisponde il virgiliano virum, che già nella tradizione epica latina Virgilio trovava consacrato nel Virum mihi, Camena insece versutum con cui Livio Andronico aveva tradotto il primo verso dell'Odissea. Ma qui virum è preceduto da arma: influenza del primo verso dell'Iliade in cui la prima parola, mènin, determina il particolare per cui si è distinto il protagonista? Certo, l'ira d'Achille è la caratteristica che lo contraddistingue: così gli arma sono l'aspetto in cui più rifulge la virtus di Enea.
[...]
Si è supposto che lo schema espressivo discenda da Ennio. Da notare che, mentre nei due inizi omerici la Musa è formalmente invocata (theà nell'Iliade e più esplicitamente Mousa nell'Odissea), qui bisogna attendere l'inizio della seconda sezione del proemio, il v. 8, per incontrare l'invocazione alla Musa: Musa, mihi causas memora. Di qui nei nostri maggiori poemi rinascimentali l'abitudine di separare l'invocazione alla Musa dalla protasi vera e propria".
Ettore Paratore

3 commenti:

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

si infatti