lunedì 30 aprile 2007

Il mondo epico e la storia: la realtà riscoperta (1)

Abbiamo riscoperto l’eleganza dei palazzi cretesi. Abbiamo riscoperto la ricchezza di Micene e il sito di Troia. Tutto questo resta sorprendente. Ma tutto questo non ci ha insegnato niente del mondo omerico: ha soltanto consentito alla nostra immaginazione di sbizarrirsi più facilmente quando leggiamo i poemi. Se la maschera d’oro di Micene evoca con forza la “Micene piena d’oro” di Omero (Il., VII, 180; XI, 46; Od., 304), essa è, di fatto, di diversi secoli anteriore all’eroe d’Omero che l’ha così chiamata. Poter contemplare il sito di Troia e immaginarvi le scene dell’epopea conferisce a questa una consistenza più accentuata. Ma è un’illusione: gli spazi e i riferimenti non coincidono perfettamente. È possibile che Omero conoscesse il posto soltanto per sentito dire e che i dettagli si dovessero così piegare alla creazione poetica, e non il contrario. Poi, d’improvviso, abbiamo potuto leggere i documenti dei palazzi micenei, documenti del tempo di Agamennone. E si è creduto per un po’ di dover interpretare di nuovo Omero, per intero. Dopo, ci si è dovuti ricredere. Anche in questi casi era suggestivo e affascinante vedere il signore, l’anax, inserirsi così spesso nella realtà della storia. Ma i documenti decifrati ci hanno consegnato cose ben più prosaiche: conti, elenchi, tutta una burocrazia di cui non troviamo niente di simile nei poemi. Omero sembra non aver conosciuto questi regni così fortemente organizzati. Del resto è logico che le narrazioni epiche non ne siano state toccate. I documenti rivelano l’altra faccia della realtà. Invece di dimostrare che il mondo omerico era realmente esistito, ci dicono che questo è un mondo idealizzato, che appartiene all’opera epica. Talvolta, su queste tavolette si leggono gli stessi nomi degli eroi di Omero, come Achille (a Cnosso), come Ettore (a Pilo). Ma non si tratta degli eroi di Omero. Può darsi che questi eroi siano stati inventati dagli aedi e poi siano stati dati loro dei nomi allora in voga. Dopotutto, Ettore era troiano… Tra i documenti trovati e il contenuto dei poemi non c’è un legame più stretto di quello esistente tra la Canzone di Orlando e gli atti notarili dell’epoca del re Carlo.

Jacqueline de Romilly, Omero (1998)

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