lunedì 9 aprile 2007

Callino: un poeta elegiaco imitatore di Omero

Callino di Efeso è il primo autore di elegie in lingua greca a noi noto. Delle sue elegie guerresche, datate alla metà del VII secolo, ci restano solo quattro frammenti.
Il più importante di questi è un’esortazione a combattere rivolta ai suoi concittadini. Callino imita fortemente Omero, sia nei temi che nei toni.
Vi riporto qui sotto il frammento citato e quindi un breve commento di un noto studioso.
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Giovani, e fino a quando inerti? Quando avrete un cuore?
Non vi fa vergognare dei vicini
tanto lassismo? State qua, seduti, come in pace:
e tutto è nella morsa della guerra.

L’ultimo strale si scagli morendo.
Onore e lustro all’uomo combattere i nemici
per la sua terra, per la moglie e i figli.
Ove lo stame delle Parche tocchi il segno,
allora sarà morte. Avanti, dunque,
lancia in pugno, e nel cuore palpiti gagliardi
sotto lo scudo, dalla prima zuffa.
Chè scampare alla morte non è dato all’uomo,
neppure se immortale sia la stirpe.
Sfugge alla mischia, ai dardi che rimbombano, ritorna:
fato di morte lo sorprende in casa.
Ma il popolo non l’ama e non lo cerca; il prode,
se muore, è pianto da piccoli e grande;
la nostralgia di tutta la sua gente lo circonda,
mentre, se vive, è come un semidio.
S’aderge innanzi agli occhi come torre:
è uno, ma, per quello che fa, vale per molti.
(trad. Pontani)

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“In questi versi si vede chiaramente donde traesse origine l’elegia come forma d’arte, quali che potessero essere state le sue radici ultime: il contenuto e la forma linguistica sono talmente determinati dall’epos che in un certo senso, come ha detto il Wilamowitz, l’elegia può essere veramente considerata una diramazione. In fondo, era inevitabile che la poesia in ritmi dattilici impiegasse tutto il patrimonio stilistico che era offerto dalla poesia omerica e che tutti avevano nell’orecchio. Nello stesso senso influiva il fatto che nel distico elegiaco l’esametro ha la stessa struttura che nell’epica. Ma anche sul piano ideale Callino appartiene al mondo di Omero”.
(A. Lesky)

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